Creazione di contenuti

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Ferma restando l’importanza di tutti i tecnicismi di cui bisogna tenere conto (ad esempio, la keyword density e la keyord stuffing), quello che ancora veramente conta, sul web e non solo sul web, è la creazione di contenuti.

 

A CHE COSA SERVE LA CREAZIONE DI CONTENUTI?

I motori di ricerca (Google, sicuramente) sono dotati di sistemi d’intelligenza artificiale in grado di capire il senso di un parola all’interno di un contesto. Per esempio, l’algoritmo BERT capisce se la parola “persiana” si riferisce a una suddita di Serse o a un’imposta e capisce se la parola “imposta” ha il significato di “schermo integrato nell’infisso” o di tassa.

Pertanto, i primi testi che Google presenta a una persona sono quelli che soddisfano il suo intento di ricerca.

Infatti, creare contenuti vuol dire innanzitutto dare delle risposte alle domande, esplicite e implicite, che fanno le persone. Fare in modo che possano soddisfare le proprie esigenze. Questo è particolarmente vero quando si tratta di contenuti digitali.

Per farlo, occorre tenere conto di fattori come la targetizzazione (si scrive pensando a un utente-tipo), il volume di ricerca di una parola chiave , i competitor eccetera. Ma, soprattutto, bisogna produrre un testo che valga la pena di essere letto, un poadcast che valga la pena di essere ascoltato e così via. Va da sé che la forma deve essere gradevole: l’utilità da sola non basta.

La creazione di contenuti può riguardare il confezionamento e la diffusione di una notizia, un approfondimento o un’opinione autorevole su fatti di attualità. Può essere un’informazione su come risolvere un problema oppure un’informazione fine a se stessa (anche una curiosità o qualcosa che sanno in pochi).

Ma può riguardare la conferma di qualcosa che l’utente già sapeva. Infine, può essere qualcosa in grado di tenere lì chi è capitato su quel sito per caso, cercando altro o passando di sito in sito, quasi perdendosi nel web.

ACCORTEZZE DA SEGUIRE NELLA CREAZIONE DI CONTENUTI DIGITALI

Naturalmente, quando creiamo dei contenuti digitali dobbiamo stare attenti perché non è come quando produciamo dei contenuti per altri media. Ad esempio, quando si scrive un testo per un sito, occorre tenere conto di fattori fisici (leggere a video è più stancante che leggere sul cartaceo), psicologici (i muri di testo in un articolo online non invitano alla lettura) e pragmatici (in genere, quando siamo su Internet vogliamo trovare subito quello che c’interessa).

Quindi, nella formattazione imposteremo un’interlinea abbastanza spazioso e faremo una suddivisione in blocchi di testo di poche righe, per facilitare la lettura.

Divideremo il testo in paragrafi (gli “h2”, “h3” eccetera), mettendo la parola chiave nel titolo di almeno uno di essi. Questo è utile sia per i lettori, che riusciranno a orientarsi meglio nel nostro testo, sia per i motori di ricerca, che riusciranno a capire con più facilità l’argomento (o gli argomenti) dell’articolo.

La suddivisione in paragrafi è una cosa che la scrittura per il web ha in comune con gli articoli per i giornali cartacei. Ce ne sono altre due (almeno, idealmente): la regola dell’ABC e la regola della piramide rovesciata.

La regola dell’ABC dice che un’informazione deve essere data con accuratezza, brevità e chiarezza.

Quella della piramide rovesciata dice che prima bisogna dare le informazioni essenziali e solo dopo i dettagli e le spiegazioni.

Un altro elemento che hanno in comune un testo in seo e un articolo di giornale è il fatto che in entrambi i casi sono molto importanti sia l’inizio sia la chiusura.

NON SOLO TESTI

Il mondo dei contenuti digitali è molto vasto e comprende anche le app, quello che c’è sui social media (molti di essi non sono incentrati sui testi), le chat sulle piattaforme di messaggistica istantanea come WhatsApp, i qr code (e quindi i qr code su WhatsApp), i dati dell’Internet of things (le macchine dialogano tra di loro scambiandosi informazioni).

C’è anche la realtà aumentata, che si può usare sia per scopi ludici, come nel caso di Pokémon Go, sia per far fare delle esperienze e insegnare qualcosa alle persone, come hanno fatto all’Argentiera, in Sardegna. Ma anche di raccogliere cripto. E così via. Quello della realtà aumentata è un mondo pieno di potenzialità.

 

DIGITALE E VIRTUALE

Contenuto digitale non significa “che sta su Internet”. Alessandro Baricco ha scritto un libro, The Game, in cui tratta l’argomento della Rivoluzione Digitale.

Ha detto:

Se volessimo, in estrema sintesi, definire cosa sia il digitale, si potrebbe dire che ha questa caratteristica: trasformare tutto il mondo materiale in sequenze di cifre. Il che diventa utilissimo se vogliamo farlo viaggiare, modificarlo.

Anche gli sms che viaggiano sulla rete gps sono un contenuto digitale.

 

Non vuol dire neppure virtuale: infatti, la realtà virtuale non è digitale e non ha bisogno della Rete. Infatti, c’era anche prima della diffusione di massa di Internet: i primi dispostivi risalgono al 1962.

Il film Strange Days parla della Vr ed è del 1995. In quell’anno, Internet non era ancora di massa.


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la redazione

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